Oggi recensiamo: Norwegian Wood


(Tokyo Blues)

di Murakami Haruki

E’ stato definito dalla critica un libro insolito questo di Murakami, che si distacca dal suo modo di raccontare e, lo ammettiamo, insolito lo è davvero.

Ambientato in una Tokyo sconfinata, Watanabe e l’amica Naoko la attraversano a piedi conversando e rivelando l’uno all’altra il personale modo di affrontare la vita. Due giovani fondamentalmente soli, che devono comprendere i confini entro i quali muoversi e come esternare o celare i loro sentimenti, ma soprattutto come sopravvivere alla solitudine che li accomuna. Ne nasce un amore “amichevole” o un’amicizia camuffata d’amore, ma poco importa quale sia la definizione della loro unione, ciò che importa è seguirli, in parallelo, con le loro debolezze e paure.

Watanabe tuttavia osa spingersi di più nella ricerca di sè stesso, e lo fa attraverso la frequentazione di Midori, una fanciulla dall’apparenza ribelle ma, in fondo, inaspettatamente tradizionalista. Naoko rappresenta il sogno e l’incubo, mentre Midori rappresenta la fuga e il ritrovamento.

E’ un romanzo molto bello, a volte dalle tinte un po’ forti, quando descrive in modo esplicito comportamenti della sessualità giovanile che vengono spesso taciuti, ma anche quando costringe il lettore a cercare nella memoria personale ciò che è stato o che avrebbe voluto essere. Perchè le musiche dei Beatles fanno da guida senza tempo in questa narrazione e regalano la consapevolezza che ogni generazione è identica alla precedente e alla futura.

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