Il Cicisbeo era un uomo che, nel Settecento, aveva il compito pubblico e dichiarato (cit. “Cicisbei.Morale privata e identità nazionale in Italia” di Bizzocchi ed.Laterza) di vivere a fianco della moglie di un altro, nel riquadro di un triangolo programmato e voluto.
Quindi era un personaggio legittimo, utile a mantenere in equilibrio le relazioni, soprattutto in Italia, dove i matrimoni erano mossi dalla convenienza più che dalla passione amorosa. I cosiddetti “cavalier serventi” si interessavano non solo di soddisfare le signore con la loro compagnia, in assenza del marito potente e spesso più anziano, giocando così un ruolo importante negli affari delle famiglie nobili dove venivano ingaggiati, ma erano anche il motore degli intrighi politici delle città. Nell’Ottocento questo fenomeno sociale venne aspramente criticato e visto come simbolo di decadenza del nostro paese.
Oggi farebbe inorridire un uomo che reclutasse un cicisbeo per la propria moglie, così come una donna che accettasse un cicisbeo al suo fianco, ma tenendo presente che i concetti di modernità sono ben valutabili solo a posteriori nella storia, riteniamo che quei cavalier serventi considerassero il loro stato sociale prezioso e illuminato.
A giudicare dalla moltitudine di persone che vivono oggi accanto a chi ha potere, manovrandone decisioni, verrebbe da dire che, seppur mutato, il cicisbeismo, sopravvive sotto mutate spoglie e non è di prerogativa solo maschile.