Perché dovrebbero leggere proprio me? E’ spontanea questa legittima domanda che si pone un autore ogniqualvolta dà alla luce (perché di un vero e proprio parto si tratta) un libro. Mesi, a volte parecchi, di ripensamenti, richieste di consiglio, di sostegno, poi si giunge finalmente al termine, che però diventa un nuovo inizio. Proprio come un bimbo che si è partorito ma che, ormai svezzato, bisogna affidarlo a chi saprà prendersi cura di lui. E così si cerca una persona onesta che, alla nostra creatura letteraria, faccia l’editing, un’altra che lo sistemi perché sia pronta per la pubblicazione e quella che individui la copertina più adatta. La copertina è l’immagine, quella che attirerà il tuo lettore, almeno per qualche secondo necessario perché il suo sguardo si soffermi sul nostro libro, oppure (ahimè) prosegua sul volume accanto. Perché dovrebbero leggere proprio me? Non c’è una risposta nel mare magnum degli scaffali. Se non quello di crederci, di affidarsi con il cuore fin dal primo istante in cui si dà vita ad un testo, di nutrirlo di cure e opportunità, di parlarne di lui in modo orgoglioso, di trasmettergli quell’energia che lo faccia emergere. Oltre, naturalmente, a scrivere un buon libro.