Forse non tutti sanno che…


Già Dante nella sua opera in latino “De Vulgari Eloquentia” aveva individuato la frammentazione linguistica data dai dialetti presenti in Italia. Ne ha suddivisi quattordici tipi, separandoli idealmente dalla catena degli Appennini. Per Dante il volgare è la lingua più nobile, quella che apprendiamo in modo naturale dalla nutrice, mentre la gramatica è artificiale perchè la acquisiamo attraverso lo studio ed in tempi molto lunghi, l’hanno voluta i romani perchè rimanesse immutata e quindi per poter tramandare opere del passato. E’ stata la triste esperienza dell’esilio ad avere permesso a Dante di cogliere con le proprie orecchie le differenze linguistiche da regione a regione, addirittura in alcuni casi da borgo a borgo. Ed è proprio la lontananza da un luogo che ci fa comprendere quanto quella lingua possa cambiare nel tempo una volta che vi ritorniamo, a dimostrazione che la lingua cambia. Dante è considerato il padre della lingua italiana anche per questo apporto magistrale racchiuso nel suo De vulgari Eloquentia.

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